Seminario per comunicare in modo efficace

Acquisire una buona capacità comunicativa, riuscire a essere chiari nella relazione con l’altro. Cosa occorre per acquisire tali capacità? Una buona organizzazione dei nostri gesti e dei nostri movimenti, il che significa consapevolezza e centratura nel sentirci e nel sentire dove siamo. Soprattutto se si pensa che il verbale è soltanto una minima parte della comunicazione e che la vera comunicazione passa attraverso il nostro corpo. Da questo presupposto nasce il seminario di Metodo Feldenkrais a cura di Marta Melucci “Il corpo che parla” che si terrà sabato 5 aprile. Saranno affrontati alcuni aspetti del movimento la cui buona organizzazione può influire positivamente sulla presenza e sulla capacità comunicativa: peso, respiro, mobilità vertebrale e relazione con lo spazio. Un’esperienza utile per chi pratica arti performative (teatro, danza, musica), per chi si occupa di comunicazione o per qualsiasi professione che richieda efficaci doti relazionali e per chiunque viglia migliorare la coscienza motoria e la propria capacità espressiva.

Seminario per un movimento intelligente che facilita le azioni

Moshe Feldenkrais affermò che grazie a un movimento funzionale è possibile rendere possibile ciò che si crede impossibile, in seguito facile ciò che si considerava difficile, infine piacevole il facile. Ed è proprio l’esperienza che fanno le persone che praticano il Metodo Feldenkrais, grazie al quale prendono coscienza di come compiono i movimenti, riconoscono e superano i propri limiti, ampliando le possibilità di gesti e azioni, fino a scegliere il movimento più funzionale e quindi intelligente. Le nostre azioni sono infatti spesso frutto di automatismi, abitudini consolidate negli anni. Ma non ci se ne accorge fino a quando non subentra un sintomo (il dolore). Il seminario condotto il 12 aprile da Alessandra Guadagni “Rendere facile il difficile” vi permetterà di scoprire che abbiamo a disposizione più modi per svolgere lo stesso gesto e che possiamo scegliere di volta in volta quello meno faticoso e meno doloroso, più funzionale e più efficiente.

Post training sulla settima vertebra cervicale

Le persone che si lamentano per dolori o problemi al collo e alla parte alta della schiena, spesso non hanno un’immagine precisa dell’area che circonda la base del collo e di come sia possibile muoverla: non riescono a mantenere la testa verticale e sentono che in quella zona si è creato un nodo denso e compatto che interferisce con la trasmissione delle forze e con i loro movimenti.

Se la zona della settima cervicale non è chiara e differenziata, non può partecipare liberamente ai semplici gesti quotidiani e dunque i movimenti delle braccia e delle gambe non riescono ad attraversarla e a raggiungere naturalmente la testa e gli organi di senso. Ugualmente, i movimenti della testa e del collo, necessari per l’orientamento spaziale, non raggiungono liberamente la base di sostegno e il pavimento. Viene così a mancare un buon collegamento funzionale tra la testa, il torace e il bacino o, più in generale, con il resto della persona.
Feldenkrais ad Amherst ci ha parlato del calore che viene prodotto nelle zone dove è assente il movimento e di come questa assenza sia una causa di possibile infiammazione e di futuro dolore.
Con le IF (Integrazione Funzionale) e le CAM (Consapevolezza Attraverso il Movimento) è possibile generare collegamenti significativi tra le zone di transizione, che non sono percepite con chiarezza, semplicemente muovendole con una logica diversa da quella abituale e riaprire così sentieri utili e sani per i gesti quotidiani.
Cari colleghi, vi propongo di esplorare con me la zona della C7 e la sua relazione con le parti più periferiche, in alcuni movimenti funzionali durante il post training “La settima cervicale: crocevia di difficoltà e di integrazione” che terrò il 21, 22, 23 marzo a Milano da Energolab, via Plinio 38. Orari: venerdì 13:00-18:30 sabato 10:00-17:00, domenica 9:30 -16:30
E’ un post training di tre giornate che ho già presentato in Francia e negli USA nel 2012 e i commenti sono stati tutti molto positivi. Se siete interessati al tema della C7, questa è una buona occasione per rivederci o per conoscerci.
Mara Della Pergola

Gli occhi e la loro importanza nella fluidità dei movimenti

Quanto è importante lo sguardo per facilitare i nostri movimenti rendendoli fluidi? Lo si può scoprire sabato 15 marzo con il seminario Gli occhi: sguardo e flessibilità del gesto”: un’esplorazione di come lo sguardo possa rendere le nostre azioni più facili e, di conseguenza, eleganti e armoniose. Salire un gradino, allungare un braccio per prendere un oggetto, voltarsi, chinarsi a raccogliere qualcosa.. avete mai pensato qual è l’origine di queste azioni semplici e comuni? Molte cominciano proprio dagli occhi e includerli in modo consapevole cambia notevolmente il modo di compierle. Molte lezioni Feldenkrais hanno come focus proprio l’uso degli occhi, ma anche quelle non prettamente incentrate sull’uso dello sguardo spesso portano l’attenzione al movimento degli occhi durante le azioni.

Alti momenti di training nella Formazione Feldenkrais

“Durante un momento della formazione di Milano 8 che si è tenuta lo scorso febbraio, ho visto gli allievi muoversi con leggerezza, in armonia e in sincronia: è stato un momento “alto” del training. Ognuno aveva avuto modo di esplorare il proprio movimento nello spazio con il proprio timing e poi, quando lo hanno eseguito tutti insieme, senza nessuna guida esterna che desse loro i tempi, sono riusciti a “danzare” coralmente i passaggi di posizione senza mai scontrarsi: li vedevo passare dalla posizione verticale a quella carponi, a quella seduti in un unico fluido movimento; senza mai fermarsi si sdraiavano e ripetevano lo stesso percorso a ritroso ritornando in piedi, sempre nella fluidità e nell’armonia. Era un grande piacere individuale che si amplificava proprio quando diventava collettivo.

E’ però difficile vedere trasferito nella vita quotidiana quello che si impara con tanto piacere durante la formazione e mi domando perché. Certo è che i principi del metodo possono essere applicati alla quotidianità soltanto se ne sentiamo e ne capiamo il grande vantaggio sia personale sia collettivo.

E mi domando: perché l’idea di coordinarsi e di cooperare, quindi di comunicare e di mediare, resta ancora legata a regole “esterne” da rispettare o da trasgredire, e non è invece sentita come necessità vitale di collegare i tanti anelli che siamo noi tutti?

Penso che se ci permettessimo di fermarci un momento per sentire non soltanto noi stessi, ma anche dove si trova chi è intorno a noi, potremmo tutti “danzare” le azioni quotidiane e le nostre decisioni, senza sentirci appesantiti o schiacciati dalle nostre relazioni.”

Mara Della Pergola